IL FIOCCO Storia di un'antica tecnica di tessitura Salentina
RICERCA svolta nell’ambito del progetto TEXIL DESIGN SOCIAL LAB (TeDeSLab)
WEAVE – mani che si intrecciano – sostenuto tramite il “Bando Artgianato”
promosso dalla Fondazione CON IL SUD in collaborazione con l’associazione OMA
La tessitura è un arte millenaria, una delle pratiche artigianali più antiche esistenti che conferisce alla donna il privilegio del lavoro e un ruolo sociale
La tessitura ha sempre avuto nel Salento una dimensione prettamente femminile, un’arte che richiedeva doti particolari come abilità, pazienza, forza e concentrazione. Pregi e virtù che aggiungevano alla dote della donna insieme al telaio, in grado di produrre economia. Donne, ragazze e bambine, nella tranquillità delle loro abitazioni, tessevano il loro corredo e il necessario per la loro famiglia.
Quasi tutte le famiglie avevano un telaio, ereditato da madri o nonne o fatto costruire appositamente da abili falegnami. Quello tradizionale Salentino, di origine antichissima, funziona a pedali, ha forma rettangolare ed è fatto generalmente con legno d’ulivo.
L’arte veniva praticata in numerosi paesi dove si trovavano tessitrici specializzate nella tessitura di stoffe in cotone, lino o con filati misti. Era un lavoro faticoso che consentiva di sopravvivere in un contesto sociale ed economico arretrato e senza alcuna voglia di ammodernamento. Le tessitrici erano tante, soprattutto nella zona del capo di Leuca, ma il sistema produttivo non era sicuramente in grado di competere con il tessile europeo molto più avanzato e meccanizzato.
Caratteristica della tradizione contadina utilizzata come contenitore
Realizzati con canne palustri, avvolgono il filo per l’ordito e per la trama
Ruota per avvolgere il tessuto sul subbio anteriore
Riprende una posizione tipica della tessitura a telaio quando è abbassato
La Ricerca ha seguito una metodologia organizzata su più livelli in quanto le fonti bibliografiche sono scarse e lacunose
Fanno eccezione i 2 volumi “Storia della tessitura Salentina” a cura di A. Monte e M. Grazia Presicce e “Fili della Trasmissione” di Elena Laurenzi, la cui analisi è risultata fondamentale. Si è affiancata la ricerca sul campo, tra le anziane tessitrici che lavorano al telaio e le più giovani che del loro sapere sono custodi. Le interviste sono la parte più consistente della ricerca, arricchite da sopralluoghi nei musei della cultura e tradizione contadina. Infine le canzoni popolari, i proverbi e le leggende hanno contribuito a disegnare un quadro socio-culturale.
Le tessitrici sono state raggiunte nelle abitazioni e nei laboratori custodi di un’arte millenaria.
Tradizionalmente il sapere veniva tramandato da madre in figlia, era consuetudine mandare le ragazze “alla méscia” (maestra) per imparare l’arte. Si tesseva per il fabbisogno familiare e la preparazione della dote custodita nella “cascia”, una cassapanca in legno. La “cuperta azzata”, realizzata con lo Sfioccato di Nardò, era l’oggetto più ambito. Un esemplare è conservato alla Casa Museo Palazzo Comi (uno scorcio nella foto a destra in cui sono ripresi un arazzo e un tappeto in Fiocco).
Le tipologie di tessitura a Fiocco si caratterizzano per la zona in cui sono state praticate ossia il Fiocco Leccese nato nel Sud Salento a Casamassella, il Fiocco di Surano, lo Sfioccato di Nardò e il Fiocco di Ugento